Manifesto 2010:
il primo Bloomsday.

 

 

Agli amanti di Joyce – e a chiunque possieda anche solo una conoscenza base della vita e delle opere dello scrittore irlandese – il termine “Bloomsday” non suonerà di certo strano. Espressione derivante da Leopold Bloom, personaggio centrale dell’Ulisse, il Bloomsday originario è appunto il 16 giugno 1904, giorno in cui si svolge l’intero romanzo. La medesima data verrà poi ripresa dagli studiosi e dagli ammiratori di Joyce che, desiderosi di commemorare il tanto amato scrittore, ne faranno una festività annuale. Se si pensa che il 16 giugno di qualche anno dopo la pubblicazione del romanzo, sdraiato in un letto d’ospedale e reduce da un’operazione agli occhi, Joyce si chiese “Qualcuno ricorderà mai questa data?”, viene quasi da sorridere.

 

 

Ma perché il 16 giugno?

Per Leopold Bloom, il 16 giungo 1904 non fu una giornata particolarmente avventurosa ed entusiasmante. Fa colazione, compra un regalo a sua moglie, va in bagno, entra in un pub – quasi ventiquattro ore di attività ordinarie. Tuttavia, lo stesso non si può dire per James Joyce.

Il 10 giugno 1904 – sei giorni prima di quello che poi diventerà il “Bloomsday” – Joyce incontrò Nora per la prima volta. La vide in Nassau Street, vicino all’hotel dove la ragazza lavorava come cameriera, mentre guardava una vetrina; la raggiunse e, dopo aver scambiato qualche parola, le chiese di rivederla, dandole appuntamento quattro giorni più tardi. Il luogo prefissato era Merrion Square, davanti alla casa di Sir William Wilde, ma Nora non si presentò. Arrivato a casa, senza aver potuto rivedere la donna che così tanto l’aveva incantato, decise di scrivere (e spedire) una lettera.

 

Potrei essere cieco. Ho seguito a lungo dei capelli bruno-rossicci e ho concluso che non erano i tuoi. Sono tornato a casa molto abbattuto. Vorrei fissare un appuntamento ma potrebbe non andarti bene. Spero che sarai così buona da concedermene uno – se non mi hai dimenticato!

[da: Joyce, James. 2016. Lettere e saggi. A cura di Enrico Terrinoni. Trad. di Giorgio Melchiori, Giulian Melchiori, Renato Oliva, e Sara Sullan. Milano: il Saggiatore S.r.l.]

 

Nel ricevere questa lettera, il 15 giugno, Nora accettò di organizzare un secondo appuntamento. Secondo Richard Ellmann, biografo di Joyce, si incontrarono il giorno successivo – che, incidentalmente, era proprio il 16 giugno.

 

 

Il primo Bloomsday.

Ma torniamo a noi. La prima menzione del Bloomsday in quanto tributo a Joyce, si trova proprio in una lettera che lo scrittore mandò a Miss Weaver il 27 giugno 1924.

 

C’è un gruppo di persone che celebrano quello che chiamano il Bloom’s day – il 16 giugno. Mi hanno mandato delle ortensie, bianche e blu [i colori riprodotti sulla copertina delle prime edizioni dell’Ulisse], colorate artificialmente.

[da: Joyce, James. 2016. Lettere e saggi. A cura di Enrico Terrinoni. Trad. di Giorgio Melchiori, Giulian Melchiori, Renato Oliva, e Sara Sullan. Milano: il Saggiatore S.r.l.]

 

Nel 1929, in seguito alla pubblicazione della traduzione francese dell’Ulisse e in commemorazione del venticinquesimo anniversario del Bloomsday “originale”, Adrienne Monnier, compagna di Sylvia Beach, organizzò una “Colazione Ulisse” all’hotel Leopold vicino a Versailles. Sfortunatamente, l’evento si svolse il 29 giugno, non il 16.

Il primo Bloomsday, così come lo intendiamo al giorno d’oggi, fu celebrato in Irlanda nel cinquantesimo anniversario delle peregrinazioni di Leopold Bloom per Dublino – il 16 giungo 1954. L’artista e critico John Ryan, e lo scrittore Brian O’Nolan avevano infatti organizzato un tour a tema Ulisse a bordo di due vecchie carrozze trainate da cavalli – lo stesso mezzo utilizzato da Leopold Bloom e Stephend Dedalus per andare al funerale di Paddy Dignam. Nei festeggiamenti vennero coinvolti anche Patrick Kavanagh, Anthony Cronin, Tom Joyce (cugino dello scrittore) e A.J. Leventhal (lettore di francese al Trinity College di Dublino), che raggiunsero Ryan e O’Nolan alla Torre Martello di Sandycove, il luogo in cui si apre l’Ulisse. Il gruppetto, tuttavia, non riuscì a portare a termine il progetto: inebriati dall’alcool consumato lungo il tragitto si rintanarono nel Bailey pub, di proprietà dello stesso Ryan, dove non si mossero per tutta la serata.